Sappiamo che nei suoi primissimi anni di storia Santhià aveva un nome completamente diverso: si chiamava Victumulus, dal nome del popolo degli Ictumuli che l’ha dominata; poi è stata chiamata Vicus Viae Longae dai Romani, cioè “borgo posto sulla via lunga” (la via a cui i Romani si riferivano era quella che collegava, e collega ancora, Ivrea a Vercelli).

Ma è probabilmente durante la dominazione longobarda, grazie alla conversione della regina Teodolinda al cristianesimo, che al nome della città venne data una connotazione più religiosa, Oppidum Sanctae Agathae (città di Sant’Agata), in onore della sua santa protettrice.

Da quest’ultimo nome, attraverso varie modificazioni , si è poi giunti all’attuale Santhià.

 

Il nostro centro è sempre stato un importante snodo di comunicazione sin dai tempi dell'Impero Romano e, prima ancora, sotto la dominazione della popolazione di stirpe celtica degli Ictumuli.

La nostra campagna e le nostre cascine si trovano infatti in prossimità del “punto di rottura” tra area collinare e territorio propriamente pianeggiante: in pochi chilometri si passa dalle colline moreniche alle coltivazioni frutticole, dalla pianura cerealicola alla grande distesa delle risaie.

Santhià ha vissuto, nella sua storia, il passaggio di vari eserciti di conquistatori ed è sempre stata un’importante mansio, cioè un luogo di rifornimento per i viandanti. I Longobardi occuparono il borgo di Santhià dal 581 al 625, come del resto l’intera zona del Vercellese. Verso il 650 il borgo passò sotto il dominio dei Franchi, divenendo luogo di rifornimento e di ricovero per le truppe di passaggio.

 

Poi venne il tempo dei grandi percorsi della fede, che dalla fredda Gran Bretagna attraversavano il cuore dell’Europa verso Santiago de Compostela, Gerusalemme e Roma. Da allora, pellegrini di ogni tempo hanno attraversato le nostre vie lungo il cammino della Via Francigena, di cui Santhià rappresenta la 44^ tappa.

Dal X secolo il territorio di Santhià appartenne ai vescovi di Vercelli; poi, dal 1243, il possesso spettò direttamente al Comune di quella città, di cui seguì le sorti fino al 1377, quando passò ai Savoia divenendo capoluogo del “Capitanato di Santhià”. Occupata dai Francesi nel 1554, la città tornò ai Savoia nel 1559.

Dal 1798 al 1814 fu annessa alla Francia, con il resto del Piemonte. Durante il periodo della dominazione francese, Santhià fu posta a capo del terzo circondario del Dipartimento della Sesia, divenendo sede di sottoprefettura, a cui erano soggetti 22 Comuni dell’area. Al ritorno dei re sabaudi (1814), Santhià divenne capoluogo di mandamento e appartenne al regno dei Savoia fino all’Unità d'Italia.  

L’attuale struttura di Santhià ricalca, nel centro storico, l’antica forma seicentesca.

Una lunga strada, la Viae Longae di cui parlavano i Romani, percorre tutta la città ed è l’attuale corso principale. Una serie di mura, con un fossato, correva lungo quelle che attualmente sono le due circonvallazioni.

Ancora oggi, dallo scantinato di alcune case presenti nei pressi di queste due vie, è possibile accedere ai tratti dell’antica fossa oggi interrata.  
Carta seicentesca di Santhià

Carta seicentesca di Santhià

Santhià oggi (si nota ancora, al centro, la via centrale che divide la città in due parti)

Santhià oggi (si nota ancora, al centro, la via centrale che divide la città in due parti)

 

Sin dall’epoca della costruzione delle prime ferrovie piemontesi, Santhià divenne un piccolo nodo ferroviario (grazie alla presenza della diramazione per Biella), distinguendosi così dalle altre vicine stazioni di transito. La realizzazione della ferrovia contribuì a rafforzare in modo considerevole la capacità del nostro centro di polarizzare il territorio circostante.

La storia ferroviaria della nostra località ebbe il suo inizio nel 1851, quando alcuni capitalisti inglesi, concepito il progetto di unire Torino con Novara a mezzo di una strada ferrata, assegnarono lo studio per il «tracciamento del percorso ferroviario» che, partendo da Novara «e tenendosi a nord della strada reale, cui si conserva gran parte parallela», doveva toccare Vercelli e «passare tra San Germano e Santhià».

Il Viale Della Vittoria o della Stazione in una vecchia cartolina

Il Viale Della Vittoria o della Stazione in una vecchia cartolina

Il 22 settembre 1851, in Torino, tra il Ministro dei Lavori Pubblici Pietro Paleocapa e il signor Thomas Brassey, imprenditore ferroviario, rappresentato dal signor Thomas Jackson Woodhouse, veniva stipulata la convenzione per la costruzione della ferrovia. La presenza della ferrovia ha reso piuttosto anomalo lo sviluppo urbanistico della città: se altrove la presenza ferroviaria ha finito con il “tagliare in due” il centro abitato, a Santhià essa ha invece determinato lo sviluppo dell’urbanizzazione prevalentemente da un lato, quello posto a Ovest e Nord-Ovest.

Il Viale Della vittoria o della Stazione oggi

Il Viale Della vittoria o della Stazione oggi